La disoccupazione è una tematica di cui sentiamo parlare quasi ogni giorno in televisione, nei discorsi tra amici, in metropolitana e tra le persone. Questo fenomeno rappresenta, ad oggi, una condizione che affligge molti. Stiamo parlando di qualcosa che è più di una mera perdita di occupazione e dell’essere privati di un lavoro. Il disoccupato viene privato, in un certo senso, della sua stessa identità.
Il lavoro, infatti, oltre a fornirci una base sicura economica, esercita un’influenza rilevante su tutte le altre sfere della nostra vita. La perdita di lavoro impatta anche l’aspetto di vita sociale, psicologico e fisico.
Dal punto di vista psicologico – relazionale, il lavoro funge anche da riconoscimento, gratificazione e permette di sentirsi utili e di costruire legami. Quando il lavoro manca, quindi, viene danneggiata a tutti i livelli la dignità dell’essere umano.

Il loop che mantiene lo stato di disoccupazione

Il rischio di entrare in un circolo vizioso che porta al mantenimento dello stato di disoccupazione è alto. Quando una persona si ritrova senza lavoro, soprattutto se non è dipeso dalla sua volontà, tende a sperimentare un intenso stato d’animo negativo. Questo si ripercuote negativamente sull’autostima e rende ancora più difficile trovare un nuovo impiego. Il loop innescato da queste persone è psicologicamente devastante. A casa soffrono, si sentono in colpa e spesso arrivano a smettere di cercare un impiego in quanto demotivati e non fiduciosi nel poter essere nuovamente riassunti.

Locus of control

Warr (1987) credeva il lavoro uno strumento necessario per l’affermazione del proprio ruolo sociale, per sperimentare il controllo personale e per allargare i propri contatti sociali.
Esiste una netta correlazione tra diversi aspetti di personalità, locus of control, strategie di coping, ansia, depressione e disoccupazione (Navarro et. al 2018). Il locus of control è una variabile psicologica, definita da Julian Rotter (1966), per indicare la percezione che ciascuno ha circa la possibilità di controllare la propria vita. Indica quindi se pensiamo che le nostre azioni abbiano un peso nel direzionare gli eventi che ci accadono. Esistono due tipologie di locus of control: interno (il controllo è attribuito a sè stessi) ed esterno (il controllo è attribuito a fattori esterni). Questa variabile determina l’atteggiamento, la motivazione e la spinta ad agire dell’individuo. Tale teoria ha avuto una grande rilevanza nella storia della psicologia, soprattutto per quanto riguarda le nostre modalità di adattamento e fronteggiamento delle situazioni, cioè le strategie di coping.
Queste ultime, che mettiamo in atto per far fronte a una situazione drammatica, come quella della perdita del lavoro, sono direttamente collegate alla tipologia di locus of control.

Isolamento e conflitti in famiglia

Lo stato di disoccupazione genera nell’individuo una spirale di learned-helplessness, la cosiddetta “impotenza appresa”. Questo porta ad un progressivo isolamento sociale e una sempre più evidente tensione nei rapporti familiari.
Il locus of control interno, in questa situazione, è un fattore di protezione. Si riscontra infatti che la ricerca attiva di lavoro genera livelli elevati di benessere nell’individuo. Questo avviene in quanto l’individuo è convinto di poter agire sulla situazione mediante le sue azioni e, quindi, di poter controllare direttamente la sua condizione, agendo in prima persona per risolverla (Kinicki et. al, 2000).

Fenomeno sociale

Il lavoro rappresenta spesso una delle dimensioni fondamentali dell’identità. Costituisce parte della nostra “missione” giornaliera e lo utilizziamo per mantenerci in attività fisicamente e psicologicamente.
Eventi di disoccupazione di massa o fenomeni come la recessione possono avere delle notevoli ripercussioni sulla salute generale. Nonostante la presa di coscienza, da parte della politica nazionale e internazionale di questo fenomeno, al momento non esistono piani di emergenza con lo scopo di fornire una risposta efficace. Un piano di questo tipo si rende invece necessario, oltre che per il fattore umano, anche per il notevole impatto in termini di costi della salute pubblica.

Disturbi del sonno

Uno studio di Palmes (2017) ha recentemente affrontato il tema dei disturbi del sonno come una delle conseguenze della disoccupazione. Sono stati somministrati questionari ad adulti tra i 50-64 anni che valutavano la presenza di insonnia. I risultati evidenziano, soprattutto nella popolazione femminile, un’associazione tra l’insonnia e i soggetti che presentavano varie problematiche, tra cui obesità, dipendenza da fumo, solitudine, disoccupazione e insoddisfazione sui luoghi di lavoro. Tali risultati sembrano meno impattanti nei soggetti con un’istruzione più alta. Alla luce di questi dati risulta necessaria particolare attenzione, nei contesti lavorativi, alle politiche in favore degli individui, alla sicurezza e alla qualità dell’ambiente. Inoltre, per quanto ineliminabile la disoccupazione, risulta necessario attivare una serie di interventi socio-psicologici per supportare chi vive questo difficile periodo di vita. Il supporto è volto a riprendere fiducia e a cimentarsi nella ricerca attiva e in colloqui di lavoro significativi. Tutto questo porta ad uscire, vincenti, dal loop generato fisiologicamente dallo stato di disoccupazione.

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