Il nostro cervello ci ascolta. Sempre. Ogni nostro desiderio, obiettivo, ogni cosa che ci diciamo, attiva il nostro cervello e lo indirizza verso una direzione. Questo avviene anche quando non siamo consapevoli che stiamo dando una direttiva al nostro cervello.
Ad esempio, questo è il caso di chi dice in continuazione “non ce la faccio” oppure “non ce la posso fare” e poi puntualmente non ce la fa. Non è un caso ma un vero e proprio autosabotaggio!
Sulla base delle nostre esperienze e di ciò che ci è stato insegnato, ci portiamo dietro un bagaglio di convinzioni. Queste sono così ben radicate da influire su tutti i nostri successivi comportamenti.
Le convinzioni possono essere positive o negative. Queste hanno un peso davvero importante sul nostro modo di leggere noi stessi, gli altri e le situazioni.
Spesso ci basiamo su una convinzione proprio perché è stata l’unico riferimento che abbiamo avuto per anni e, a volte, per una vita intera. A causa di ciò spesso ripetiamo gli stessi schemi, seppur disfunzionali continuando a farci del male ad oltranza.
Le convinzioni disfunzionali
“Non ce la faccio”, “non sono capace”, “non sono abbastanza”, “la vita continuerà sempre ad andare male”, “tanto è inutile”.
Queste frasi a volte ce le hanno ripetute spesso e così abbiamo finito per farle nostre. Le abbiamo incamerate come parte della nostra identità. Un vestito cucito addosso da altri, che indossiamo e continuiamo a portare con noi per tutta la vita. Alcune volte questi concetti non ci sono stati ripetuti a livello verbale ma comunicati a livello non verbale oppure in modo implicito.
Un tipico caso riguarda quei quei genitori che si fanno aiutare dai figli a fare qualcosa. Vedendo che sono in difficoltà invece di aiutarli a risolvere il problema, gli dicono “dai qua!”, levandogli di mano l’attività, spazientiti. Il messaggio che arriva al bambino è che non è stato capace e non lo sarà mai.
Alcune volte le convinzioni disfunzionali le abbiamo estrapolate a partire da situazioni di vita spiacevoli, che ci hanno portato a convincerci del fatto che per noi non potrà mai esserci nulla di positivo.
Le nostre azioni e, ancor di più, i nostri atteggiamenti vengono guidati da ciò che crediamo. Questo avviene anche nella piena non consapevolezza. Di conseguenza, le credenze disfunzionali che ci portano e vedere tutto negativo. Agiscono come una sorta di comando per il nostro cervello che realizzerà esattamente ciò che ci aspettiamo: il negativo.
Delle vere e proprie profezie che si autoavverano purtroppo. Le persone infatti, nel bene e nel male, cercano sempre di confermare le proprie idee, anche quando queste non sono desiderabili. Cerchiamo di avere ragione anche quando sarebbe meglio non averne. Facciamo questo perpetuando atteggiamenti e comportamenti che finiscono col portare inevitabilmente alla medesima e conosciuta conclusione.
Siamo proprio noi con il nostro modo di leggere il mondo, con la nostra cecità autoindotta, e con le nostre azioni, a cercare l’esito doloroso per noi. In un certo senso… ce la tiriamo!
Quando ce la tiriamo: esempio
Una persona convinta di valere poco molto probabilmente continuerà a scegliere relazioni poco sane, che le confermano il suo scarso valore. Si troverà sempre invischiata con persone poco disponibili e non disposte ad entrare davvero in una relazione amicale o amorosa.
In questo caso è la persona stessa a contribuire e incentivare la conclusione negativa della sua storia personale, accontentandosi e non dandosi il giusto valore.
Soluzione
In tutte le situazioni che includono la profezia, un aspetto fondamentale è che noi abbiamo la nostra buona dose di responsabilità. Comprendere questo è un punto davvero importante per poter trovare una soluzione.
Non possiamo infatti utilizzare schemi appresi come alibi, allo scopo di continuare a stazionare nella medesima situazione. Occorre che ci assumiamo la responsabilità della nostra felicità e del nostro cambiamento.
Con le nostre scelte o non scelte, con le nostre azioni o non azioni, contribuiamo al mantenimento di determinati circuiti disfunzionali.
Tutto ciò non arriva per puro caso, e non è sempre colpa degli altri. Noi scegliamo e agiamo anche in modo che tutto ciò possa ripetersi. Fino a quando continueremo ad attribuire le responsabilità all’esterno, di situazioni negative sempre uguali che si ripetono, oppure ad addossare la colpa ad un ipotetico “destino”, non saremo in grado di vedere la situazione.
Le convinzioni vanno comprese e messe in discussione. Il processo per attuare questo tipo di cambiamento è impervio. E’ molto più difficile però rimanere in una situazione negativa che si ripete all’infinito continuando a chiederci dei “perché?” che, in fondo, sono da ricercare solo in noi stessi, con una buona dose di coraggio.
1 Comment
COmplimenti
Add Comment