L’ansia è una reazione fisiologica che si attiva in modo naturale e automatico di fronte a ciò che identifichiamo come pericolo sia consapevolmente che inconsapevolmente.
Una delle ipotesi scientificamente più accreditate, che descrive il ruolo dell’ansia, è quella “evoluzionistica”, che rappresenta l’ansia come una risposta automatica di attacco o fuga.
Nel corso della nostra evoluzione questo meccanismo ha permesso alla specie umana di reagire prontamente ai pericoli e quindi di sopravvivere senza sprecare tempo prezioso in elaborazioni cognitive particolarmente approfondite o energia in altri processi fisiologici quali, ad esempio, la digestione.
Davanti al pericolo di essere sbranati da un lupo, ad esempio, si aveva solo il tempo di decidere se fosse possibile fuggire oppure se attaccare; il corpo rispondeva automaticamente preparandosi ad entrambe le possibilità rapidamente.

Cambiamenti fisiologici

Nel momento esatto in cui il nostro cervello percepisce un determinato pericolo, prima ancora di compiere qualsiasi azione, mette in atto una serie di cambiamenti fisiologici dovuti all’attivazione del sistema nervoso autonomo e al conseguente rilascio di adrenalina:

  • aumenta la frequenza respiratoria e si espandono i polmoni così da permettere maggiore disponibilità di ossigeno ai muscoli,
  • aumenta il battito cardiaco e la pressione del sangue per favorire l’ossigenazione,
  • viene liberata maggiore quantità di zucchero nel sangue per fornire energia immediata,
  • il sangue viene dirottato ai muscoli (soprattutto agli arti inferiori) e meno sangue affluisce agli organi interni, provocando il blocco delle funzioni digestive ed il conseguente “nodo allo stomaco”, al viso (si diventa più pallidi) e alle mani (la temperatura di queste si abbassa rispetto all’ambiente esterno causando la sensazione di “sudare freddo”);
  • aumenta la sudorazione per contrastare il generale surriscaldamento corporeo,
  • i muscoli si preparano a contrarsi velocemente,
  • aumenta la capacità coagulante del sangue per perderne il meno possibile in caso di ferite,
  • il sistema immunitario rallenta e il corpo concentra tutti i suoi sforzi per prepararsi all’attacco o alla fuga.

L’ansia che ci protegge

Nel panorama attuale i pericoli, ovviamente, sono ben diversi. L’ansia può essere attivata da pericoli fisici (essere investiti da un tram, la paura di avere una malattia, ecc.) o psico-sociali (la paura di fallire ad un esame, di fare una brutta figura, ecc.)

L’ansia rappresenta uno dei meccanismi più protettivi per la specie umana fino a quando non diventa eccessiva e sproporzionata. In questo caso, infatti, si trasforma in un ostacolo alla vita e un peso, più di quanto non sia utile.

La curva di Yerkes-Dodson, spiega efficacemente questo processo e come l’ansia, a certi livelli, non rappresenti un problema ma, al contrario, sia necessaria per ottenere migliori performance in caso di attività che richiedano impegno, concentrazione e attenzione, come nel caso, per esempio, di un colloquio di lavoro o di un esame da sostenere.
La legge che Yenkers e Dodson formularono nel 1908 imponeva che all’aumento dell’attivazione (fisiologica o mentale) aumentasse anche la prestazione, ma solo fino ad un certo punto. Hanno previsto che la prestazione ottimale si ha a livelli intermedi di attivazione. Quando i livelli di attivazione (arousal) oltrepassano il punto limite, la prestazione inizia a diminuire, soprattutto nello svolgimento di compiti complessi.
L’ansia eccessiva, infatti, finisce per compromettere ogni tipo di performance poiché la persona è concentrata maggiormente sui sintomi dell’ansia che sul compito e sperimenta la sensazione pressante di voler fuggire, esponendosi a rischi maggiori di errori nel compito.

Imparare a gestire l’ansia

Non è corretto dunque parlare di necessità di “eliminare l’ansia”.
L’ansia non è eliminabile e non è nemmeno opportuno che venga eliminata del tutto. Infatti è proprio lei che, a giusti livelli di attivazione, ci consente di performare e di sopravvivere davanti ai pericoli di qualsiasi natura. Costituisce un po’ la nostra “spia” in caso di pericolo.
L’ansia eccessiva però deve essere gestita e riportata a livelli funzionali. Grazie ad un intervento psicologico si può imparare a gestirla in modo molto efficace per affrontare anche i compiti più difficili che richiedono un maggior grado di capacità di gestione, alto livello di vigilanza, attenzione e concentrazione.

Tra i vari tipi di intervento, a livello internazionale, la psicoterapia cognitivo comportamentale è considerata la terapia più efficace per i disturbi d’ansia. Essa infatti non solo interviene a livello sintomatologico, ma permette di aumentare il benessere soggettivo e di ridurre il disagio psicologico, relazionale e i rischi per la salute, prevenendo l’abuso o la dipendenza da psicofarmaci.

1 Comment

  • cristiano petrini Posted 04/03/2019 23:58

    Articolo molto interessante ed esaustivo complimenti dottoressa

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